Levanzo: l’isola più piccola delle Egadi

Levanzo è la più piccola delle Isole Egadi. I pochi abitanti vivono una vita semplice e rilassata,  sono quasi tutti concentrati a Cala Dogana, un piccolo borgo di pescatori, unico vero centro abitato dell’isola. Levanzo ha una sola strada asfaltata che parte dal paese e conduce alla spiaggia del Faraglione. Forse, anche grazie a questo l’isola di Levanzo ha conservato quasi intatto il suo habitat in cui prospera una flora rupestre con tante specie endemiche. La vegetazione è essenzialmente composta dal cavolo delle Egadi, Euphoribia dendroides una pianta arborea tipica della macchia mediterranea, dal rosmarino  e dalla cineraria.

Il punto più alto dell’isola è Pizzo del Monaco, che raggiunge i 278 metri e dalla cui sommità è possibile ammirare un panorama unico.

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L’origine del suo nome

Nell’antichità Levanzo era conosciuta con il nome greco di  Phorbantia, probabilmente a causa dell’abbondante quantità di erba presente sull’isola. Il nome attuale deriva probabilmente dal modo in cui i suoi abitanti si procurano l’acqua. Infatti, proprio l’abitudine di tirare la “leva in su” dell’unico pozzo, che si trova nella parte meridionale dell’isola, potrebbe essere all’origine del nome Levanzo. Altra ipotesi suggerisce di far derivare il nome dell’isola da una trasformazione del vocabolo “Laepantio”, nome di un uomo di illustre stirpe che avrebbe avuto dominio sull’isola o dai marinai di Levanto.

Le spiagge e le grotte di Levanzo

L’isola è famosa soprattutto per le grotte, molte delle quali di interesse storico e archeologico come la famosa Grotta del Genovese. Imperdibili sono le spiagge, per lo più piccole e appartate. Sono di sassi e sabbia lungo il sentiero che porta al Faraglione. Nella zona Sud-Est si trovano due belle cale raggiungibili sia a piedi che con la barca; si tratta di Cala Fredda, fatta di sassi con un comodo scivolo e della più selvaggia Cala Minnola. Nei pressi di Cala Minnola si trovano i resti di un’antica struttura romana utilizzata per la lavorazione del pesce.

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Tra le altre cale dell’isola ricordiamo Cala Dogana dove si trova il porticciolo di Levanzo e Cala Tramontana ricca di caverne e grotte da esplorare, sul fondo della cala si apre un piccola spiaggia rocciosa.

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Da non perdere anche Cala Faraglione una delle zone più caratteristiche dell’isola, deve il suo nome alla presenza di una piccola isola appena al largo della costa; un isolotto conico collegato a Levanzo da un istmo.

Per gli appassionati di immersioni, Levanzo offre un itinerario archeologico-subacqueo molto allettante: tra Cala Minnola e Punta Altarella, a circa i 27 e 30 mt di profondità, si trovano i resti di un relitto romano, una cinquantina di anfore e frammenti di vasellame di ceramica a vernice nera risalenti al I secolo a.C. Bellissimi sono anche i fondali ricchi di vita. Nel tratto che la separa da Favignana è presente un ricco posidonieto di Cymodocea Nodosa e Caulerpa Prolifera, mentre lungo il versante orientale si segnala la presenza di formazioni di raro Corallo Nero.

Imperdibile è la visita al faro di Capo Rosso a picco sul mare, dal quale si può godere di una vista spettacolare.

La grotta del Genovese: un importante sito archeologico

Sulla costa sono presenti numerose grotte, la più nota delle quali è la Grotta del Genovese situata nella parte nord-occidentale dell’isola a circa 5 km dal centro abitato. L’apertura della grotta da su un suggestivo “balcone” sul mare. In essa è custodito uno dei più importanti siti archeologici d’Italia, qui sono presenti testimonianze, di enorme importanza, risalenti al Paleolitico superiore e al Neolitico.

La grotta fu scoperta per caso, nel 1949, dalla pittrice fiorentina Francesca Minellomo. Gli scavi testimoniarono che l’isola di Levanzo fu abitata sia nel Paleolitico che nel Neolitico. Infatti, nella stessa grotta, sono presenti figure incise e dipinte, realizzate da uomini tanto lontani tra loro nel tempo e molto diversi come civiltà.

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Le incisioni rupestri

I graffiti

Sulle pareti della grotta, lunga circa 35 m e larga 8,5 m, sono presenti numerosi incisioni rupestri risalenti a epoche diverse. Nella parte inferiore si trovano i graffiti risalenti alla fase finale del Paleolitico Superiore. I soggetti sono rappresentati con uno stile naturalistico: incisi di profilo e con un solo tratto. Essi rappresentano prevalentemente animali, soprattutto equini, bovini e cervidi, le figure umane sono poche.

In queste rappresentazioni spicca il tentativo degli uomini del paleolitico di rappresentare quello che osservavano in natura, come dimostrano il graffito del cervo che gira la testa, come se stesse osservando quello che accade dietro di lui e nella corsa di un toro il cui movimento viene rappresentato molto bene. Splendido è anche il graffito dei tre uomini raffigurati nell’atto di danzare intorno a un personaggio centrale, forse in funzione rituale. La figura a sinistra è stata eseguita di profilo, con le braccia allargate, e con un copricapo a forma di uccello o di cavallo, quella a destra, invece, presenta un corpo ondulato e testa a forma di cuneo dalla quale pende un lungo pennacchio. L’uomo al centro immobile, porta un copricapo di forma allungata e bombata, e sulle braccia dei bracciali.

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Le pitture

Nella parte superiore della parete si trovano invece le pitture che risalgono alla fase finale del Neolitico. Accanto alle figure filiformi con le braccia e le gambe lunghe compaiono anche corpi più grossi, con la pancia rigonfia e gli arti che si accorciano fin quasi a scomparire. Queste figure sia maschili che femminili sono colorate in rosso e in nero. Vi sono dipinti anche numerosi animali tra cui anche un tonno e un delfino: le prime rappresentazioni di pesci che si conoscano in Europa. Inoltre vennero raffigurati anche i primi animali domestici, fra cui un cane. Infine la rappresentazione di una figura femminile testimonia il fatto che iniziava ad farsi strada nelle raffigurazioni la differenziazione dei ruoli: uomo – donna date all’inizio della vita sedentaria.

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